Cityscapes Museum

Erving Goffman su Cityscapes Museum

Se la natura, nel senso più ampio del termine, è il luogo da cui hanno preso avvio non soltanto la riflessione filosofica, e poi quella scientifica, ma anche la primitiva sensibilità religiosa, il «cielo» rappresenta in modo particolare quello “spazio concettuale ed esperienziale” ove l’intreccio fra scienza, filosofia e religione ha raggiunto le manifestazioni filosoficamente più profonde e culturalmente più espressive. In ambito scientifico è stata probabilmente l’astronomia, cui spetta il primato di aver sviluppato una metodologia basata sull’osservazione della regolarità dei fenomeni celesti e sulla loro predicibilità, ad aver consegnato alla filosofia i principali elementi di riflessione per la formazione delle diverse concezioni del cosmo e del posto occupatovi dall’uomo. Ma l’osservazione del cielo e dei suoi fenomeni ha condizionato anche il linguaggio della religione e le forme espressive di non pochi dei suoi contenuti, generando un contesto sacrale dal quale neanche la tradizione ebraico-cristiana, sebbene con il suo messaggio specifico ed originale, ha potuto né ha voluto prescindere.
Dell’associazione fra osservazione del cielo e religione resta inoltre ampia testimonianza in molte manifestazioni dell’arte e della cultura umana, dalle costruzioni primitive alle grandi cattedrali medievali. Vari monumenti dell’antichità – basterà qui ricordare l’area cultuale di Stonehenge e non poche fra le piramidi – avevano una finalità insieme religiosa ed astronomica. Nell’età media, le cattedrali goti- che offriranno probabilmente il migliore esempio di connubio fra fede e geometria. Molti luoghi di culto, cristiani e non, manterranno la più antica tradizione di concepire il tempio come simbolo e rappresentazione del cosmo. In essi si continuerà a prestare attenzione alla posizione del sole: il passaggio della sua luce attraverso finestre, oculi e lunette scandisce le ore della preghiera nelle costruzioni eremitiche della cristianità celtica, indica giorni e mesi dell’anno sui pavimenti delle cattedrali, illumina mosaici e bassorilievi della Vergine Maria o dei santi in corrispondenza delle loro principali feste liturgiche.

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Se la natura, nel senso più ampio del termine, è il luogo da cui hanno preso avvio non soltanto la riflessione filosofica, e poi quella scientifica, ma anche la primitiva sensibilità religiosa, il «cielo» rappresenta in modo particolare quello “spazio concettuale ed esperienziale” ove l’intreccio fra scienza, filosofia e religione ha raggiunto le manifestazioni filosoficamente più profonde e culturalmente più espressive. In ambito scientifico è stata probabilmente l’astronomia, cui spetta il primato di aver sviluppato una metodologia basata sull’osservazione della regolarità dei fenomeni celesti e sulla loro predicibilità, ad aver consegnato alla filosofia i principali elementi di riflessione per la formazione delle diverse concezioni del cosmo e del posto occupatovi dall’uomo. Ma l’osservazione del cielo e dei suoi fenomeni ha condizionato anche il linguaggio della religione e le forme espressive di non pochi dei suoi contenuti, generando un contesto sacrale dal quale neanche la tradizione ebraico-cristiana, sebbene con il suo messaggio specifico ed originale, ha potuto né ha voluto prescindere.
Dell’associazione fra osservazione del cielo e religione resta inoltre ampia testimonianza in molte manifestazioni dell’arte e della cultura umana, dalle costruzioni primitive alle grandi cattedrali medievali. Vari monumenti dell’antichità – basterà qui ricordare l’area cultuale di Stonehenge e non poche fra le piramidi – avevano una finalità insieme religiosa ed astronomica. Nell’età media, le cattedrali goti- che offriranno probabilmente il migliore esempio di connubio fra fede e geometria. Molti luoghi di culto, cristiani e non, manterranno la più antica tradizione di concepire il tempio come simbolo e rappresentazione del cosmo. In essi si continuerà a prestare attenzione alla posizione del sole: il passaggio della sua luce attraverso finestre, oculi e lunette scandisce le ore della preghiera nelle costruzioni eremitiche della cristianità celtica, indica giorni e mesi dell’anno sui pavimenti delle cattedrali, illumina mosaici e bassorilievi della Vergine Maria o dei santi in corrispondenza delle loro principali feste liturgiche.

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